L'opera di Cesare Spighi ( 1854-1929) segna in maniera
profonda e ancora straordinariamente
coerente il paesaggio del territorio di Bagno di Romagna.
Fiorentino ma sempre molto legato a San Piero, paese
d'origine dei genitori, a partire dal 1887, quando ha poco più di trent'anni ,
realizzerà e disegnerà importanti programmi edilizi ed urbanistici,
prefigurando nei decenni successivi una vera e propria città della montagna.
La sua è un'interessante figura di Ingegnere-Architetto, interprete di quel linguaggio storicistico ed eclettico tardo ottocentesco che è stato forse troppo frettolosamente catalogato come atteggiamento di retroguardia.
La sua è un'interessante figura di Ingegnere-Architetto, interprete di quel linguaggio storicistico ed eclettico tardo ottocentesco che è stato forse troppo frettolosamente catalogato come atteggiamento di retroguardia.
Per la sua San Piero, dove progetterà tutti gli edifici pubblici più importanti, egli arriverà ad elaborare un lessico neomedievalista, profondamente integrato ai caratteri dell'edilizia locale, che trova nell'arenaria il suo materiale d'elezione e singolarmente coerente con le forme del paesaggio naturale e di quello costruito.
Le sue forme, disegnate e costruite, declinate a volte con accenti toscani, ma sempre percepibili come emanazioni del paesaggio dell'Appennino, lo proiettano quale autentico e acuto interprete di quel linguaggio dei luoghi, la cui ricerca costituisce ancora oggi una delle frontiere del fare architettura.