domenica 26 maggio 2013

La strada degli Appennini e il ponte delle Ande

La strada, il ponte sono vie di comunicazione che permettono la circolazione di persone animali e mezzi. Le vie di comunicazione costituiscono, in un certo senso l’ossatura di un territorio e ne determinano la possibilità di poter essere conosciuto, vissuto, apprezzato. Dobbiamo quindi riconoscere a queste infrastrutture una valenza straordinaria e, in particolar modo, se riescono anche a far circolare idee, cultura, sviluppo lungo un percorso che da materiale diventa immateriale.
































Un percorso simile ci è capitato di intraprenderlo, da qualche anno a questa parte. Da quando, un certo numero di nostri cittadini ha deciso di avviare un cammino che per l’appunto, prima di essere materiale, diremmo essere sociale e culturale, come le esperienze che racconteremo suggeriscono.

L’associazione di promozione sociale “Il Faro di Corzano”, con la collaborazione e il concorso del Comune, ha realizzato il ripristino dell’antica mulattiera di Corzano ovvero di quel percorso che dal borgo di S. Piero conduce al colle di Corzano con un andamento sinuoso, superando in poche centinaia di metri un importante dislivello. Questa realizzazione è diventata e potrà diventare foriera di risultati ed effetti forse inattesi, sicuramente felici. Occorre sottolineare principalmente quelli di natura sociale, quali la capacità di aggregazione e coinvolgimento di un notevole numero di cittadini attorno ad un’idea che pareva inizialmente irraggiungibile. Un percorso accidentato che non ha però demotivato chi aveva deciso di intraprenderlo. Se poi si considera la forte attrattiva del paesaggio in cui questo, come tanti altri percorsi del nostro territorio si articolano, le opportunità di sviluppo di quel turismo oggi definito slow, trovano in quest’opera un passaggio fondamentale. Il suo essere parte di un percorso ben più lungo, quale la via Romea, amplifica infine la portata del breve tragitto. Quindi, lungo questa piccola via di comunicazione non si è raggiunto solo il colle di Corzano, si è intrapreso un percorso stimolante che ha generato una forte aggregazione sociale e un forte sentimento di appartenenza e attenzione per quello che può essere sicuramente visto come un bene comune della nostra collettività ma anche un’infrastruttura per lo sviluppo e la promozione della vocazione turistica dei nostri territori.
Ma il cammino non si è concluso con i pur apprezzabili obiettivi raggiunti e descritti. Il manufatto realizzato, quel selciato di sassi sbozzati a mano e sapientemente posati lungo il percorso, è frutto dell’opera manuale prestata dai volontari ricca di saperi e forte della conoscenza dei materiali. E quest’opera deve essere valorizzata e comunicata anche oltre i confini del nostro Comune. Per questo si è portato il progetto e la realizzazione in convegni scientifici e più in generale nel mondo della ricerca. Così il convegno di Massa Marittima tenutosi nel novembre 2012 organizzato dal centro studi Città e Territorio ci ha portato all'attenzione delle Università di Firenze, Siena, del Molise e di Roma.

Poi la partecipazione, nella sezione Rigenerazione e recupero urbano, al Premio Innovazione e Qualità Urbana organizzato da Maggioli editore che, al Salone del Restauro di Ferrara, accanto a progetti e realizzazioni ben più impegnativi e di scala infinitamente maggiore, ha premiato la manutenzione della mulattiera apprezzandone il lavoro volontario delle maestranze specializzate e il supporto anche finanziario di un’intera comunità che ne hanno reso possibile l’esecuzione. La giuria che ha valutato i progetti e le opere concorrenti ha infine sottolineato quello che appare l’aspetto peculiare della riqualificazione realizzata e che ha posto la mulattiera degli Appennini in dialogo e relazione ad un’altra opera viaria, il ponte Inca di Q’eswachaca nelle Ande cilene. Dialogo che riteniamo debba essere “ascoltato”. Entrambi gli interventi sono stati considerati portatori di un valore che solo recentemente viene unanimemente riconosciuto come bene da salvaguardare e valorizzare: la trasmissione, attraverso la prassi, delle tecniche costruttive tradizionali. Il Ponte di Q’eswachaca in Cile ha avuto una menzione speciale ad un altro premio presente al Salone, il premio  “Domus restauro e conservazione” istituito dall'Università di Ferrara proprio per la particolare opera di manutenzione cui viene sottoposto periodicamente. Il ponte è realizzato secondo le tecniche costruttive Inca e viene rinnovato ad opera delle quattro comunità che vivono nelle zone limitrofe delle Ande, in territori le cui infrastrutture viarie sono particolarmente condizionate dal superamento dei corsi d’acqua. Ogni anno vengono materialmente sostituite le corde in fibra vegetale intrecciata che ne costituiscono la struttura, al fine di mantenere la praticabilità e la permanenza del manufatto nel tempo. Con la cerimonia, che si ripete da oltre cinquecento anni, viene tramandata la tradizione costruttiva e con essa la cultura materiale e immateriale degli Inca, ovvero una eredità ed una conoscenza che, al pari dei monumenti, deve essere conservata come bene culturale. Si legge nella motivazione della giuria: “La manutenzione del ponte di Q’eswachaka rappresenta una testimonianza di un modo di affrontare oggi il rapporto con gli elementi della tradizione storica, in un approccio vivo e partecipato. Il coinvolgimento di tutta la comunità all'intervento annuale di manutenzione del ponte, consente la trasmissione nel tempo non solo dell’elemento in sé ma anche, e soprattutto, del sapere costruttivo che lo ha prodotto.”

Stefano Gradassi