La strada, il ponte sono vie di comunicazione che permettono
la circolazione di persone animali e mezzi. Le vie di comunicazione
costituiscono, in un certo senso l’ossatura di un territorio e ne determinano la
possibilità di poter essere conosciuto, vissuto, apprezzato. Dobbiamo quindi
riconoscere a queste infrastrutture una valenza straordinaria e, in particolar
modo, se riescono anche a far circolare idee, cultura, sviluppo lungo un
percorso che da materiale diventa immateriale.
Immagini tratte dal N° 56 Maggio 2013 della E-zine di Architetti.com
Un percorso simile ci è capitato di intraprenderlo, da
qualche anno a questa parte. Da quando, un certo numero di nostri cittadini ha
deciso di avviare un cammino che per l’appunto, prima di essere materiale,
diremmo essere sociale e culturale, come le esperienze che racconteremo
suggeriscono.
L’associazione di promozione sociale “Il Faro di Corzano”, con la
collaborazione e il concorso del Comune, ha realizzato il ripristino
dell’antica mulattiera di Corzano ovvero di quel percorso che dal borgo di S.
Piero conduce al colle di Corzano con un andamento sinuoso, superando in poche
centinaia di metri un importante dislivello. Questa realizzazione è diventata e
potrà diventare foriera di risultati ed effetti forse inattesi, sicuramente felici.
Occorre sottolineare principalmente quelli di natura sociale, quali la capacità
di aggregazione e coinvolgimento di un notevole numero di cittadini attorno ad
un’idea che pareva inizialmente irraggiungibile. Un percorso accidentato che
non ha però demotivato chi aveva deciso di intraprenderlo. Se poi si considera
la forte attrattiva del paesaggio in cui questo, come tanti altri percorsi del
nostro territorio si articolano, le opportunità di sviluppo di quel turismo
oggi definito slow, trovano in quest’opera
un passaggio fondamentale. Il suo essere parte di un percorso ben più lungo,
quale la via Romea, amplifica infine la portata del breve tragitto. Quindi,
lungo questa piccola via di comunicazione non si è raggiunto solo il colle di
Corzano, si è intrapreso un percorso stimolante che ha generato una forte
aggregazione sociale e un forte sentimento di appartenenza e attenzione per
quello che può essere sicuramente visto come un bene comune della nostra collettività ma anche un’infrastruttura
per lo sviluppo e la promozione della vocazione turistica dei nostri territori.
Ma il cammino non si è concluso con i pur apprezzabili
obiettivi raggiunti e descritti. Il manufatto realizzato, quel selciato di
sassi sbozzati a mano e sapientemente posati lungo il percorso, è frutto
dell’opera manuale prestata dai volontari ricca di saperi e forte della
conoscenza dei materiali. E quest’opera deve essere valorizzata e comunicata
anche oltre i confini del nostro Comune. Per questo si è portato il progetto e
la realizzazione in convegni scientifici e più in generale nel mondo della
ricerca. Così il convegno di Massa Marittima tenutosi nel novembre 2012
organizzato dal centro studi Città e Territorio ci ha portato all'attenzione delle Università di Firenze, Siena, del Molise e di Roma.
Poi la partecipazione, nella sezione Rigenerazione e recupero urbano, al Premio Innovazione e Qualità
Urbana organizzato da Maggioli editore che, al Salone del Restauro di Ferrara,
accanto a progetti e realizzazioni ben più impegnativi e di scala infinitamente
maggiore, ha premiato la manutenzione della mulattiera
apprezzandone il lavoro volontario delle maestranze specializzate e il supporto
anche finanziario di un’intera comunità che ne hanno reso possibile
l’esecuzione. La giuria che ha valutato i progetti e le opere
concorrenti ha infine sottolineato quello che appare l’aspetto peculiare della
riqualificazione realizzata e che ha posto la mulattiera degli Appennini in dialogo e relazione ad un’altra opera
viaria, il ponte Inca di Q’eswachaca nelle Ande cilene. Dialogo che riteniamo
debba essere “ascoltato”. Entrambi gli interventi sono stati considerati
portatori di un valore che solo recentemente viene unanimemente riconosciuto
come bene da salvaguardare e valorizzare: la trasmissione, attraverso la
prassi, delle tecniche costruttive tradizionali. Il Ponte di Q’eswachaca in
Cile ha avuto una menzione speciale ad un altro premio presente al Salone, il
premio “Domus restauro e conservazione” istituito dall'Università di
Ferrara proprio per la particolare opera di manutenzione cui viene sottoposto
periodicamente. Il ponte è realizzato secondo le tecniche costruttive Inca e
viene rinnovato ad opera delle quattro comunità che vivono nelle zone limitrofe
delle Ande, in territori le cui infrastrutture viarie sono particolarmente
condizionate dal superamento dei corsi d’acqua. Ogni anno vengono materialmente
sostituite le corde in fibra vegetale intrecciata che ne costituiscono la
struttura, al fine di mantenere la praticabilità e la permanenza del manufatto
nel tempo. Con la cerimonia, che si ripete da oltre cinquecento anni, viene
tramandata la tradizione costruttiva e con essa la cultura materiale e
immateriale degli Inca, ovvero una eredità ed una conoscenza che, al pari dei
monumenti, deve essere conservata come bene culturale. Si legge nella
motivazione della giuria: “La
manutenzione del ponte di Q’eswachaka rappresenta una testimonianza di un modo
di affrontare oggi il rapporto con gli elementi della tradizione storica, in un
approccio vivo e partecipato. Il coinvolgimento di tutta la comunità all'intervento annuale di manutenzione del ponte, consente la trasmissione nel
tempo non solo dell’elemento in sé ma anche, e soprattutto, del sapere
costruttivo che lo ha prodotto.”
Stefano Gradassi