di Lorenzo Spignoli*
Il 23 settembre 1846, dall’osservatorio
astronomico di Berlino, fu scoperto Nettuno, l’ottavo e più lontano pianeta del
sistema solare.
Il 23 settembre
1991 fu proclamata l’indipendenza dell’Armenia.
Oggi, 23
settembre 2012, è domenica, sono le dieci del mattino e stiamo allegramente
scarpinando sul nuovo selciato dell’antica mulattiera di Corzano. Siamo in
tanti e andiamo verso la vetta, dove ci sarà la festa.
Alcuni giorni fa Armando Locatelli, decano
dell’Associazione Il Faro di Corzano, ha posato l’ultima pietra di una strada
che sale per 900 metri, realizzata a regola d’arte, seguendo i dettami dei
vecchi capomastri sampierani. L’antica mulattiera, che da secoli collegava San
Piero alla cima del colle, era ormai irrimediabilmente deteriorata. Interi
tratti erano spariti, altri fortemente smagliati. Il tempo, il maltempo, alcuni
salti nella regimazione delle acque, gli effetti di alcuni poco meditati
passaggi di motociclette e altri mezzi fuoristrada, avevano prodotto seri
danni.
L’Associazione Il
Faro di Corzano si è proposta di rifare la mulattiera così com’era, in parte
sovrapponendosi al vecchio tracciato, in parte affiancandolo. I lavori
cominciarono il 12 giugno 2009. Tre anni e due mesi per posare più di 100.000
sassi: una media di un centinaio al giorno, comprese domeniche, festivi,
pioggia e neve. Tutto lavoro volontario. Unica paga: l’ammirazione e la
riconoscenza di compaesani e amici.
E’ una bella giornata e fa caldo. A metà
strada, alla storica fermata della Madonnina, i volontari hanno realizzato una
fontana. Oggi, eccezionalmente, distribuisce del buon vino rosso invece
dell’acqua. Arriviamo bene in vetta, non smettendo un attimo di ammirare la
sagacia del nuovo tracciato, la precisione delle opere, l’armonia infinita del
sentiero che si inerpica con tutto ciò che ha attorno: campi, boschi, cielo,
panorami.
Quando arriviamo sul piazzale davanti al
santuario, ci sono già centinaia di persone, e altre centinaia ne arriveranno,
a piedi o col servizio di navetta che Il Faro ha organizzato per una grande
festa di popolo. Il presidente dell’associazione Marco Baccini, soddisfatto ed
emozionato, elenca uno per uno gli 81 volontari che hanno realizzato la
mulattiera, offrendo 12.206,5 ore di lavoro, e li ringrazia, così come
ringrazia gli altri soci (in totale sono arrivati a 406) che in altre maniere
si sono prestati e anche tutti coloro, persone, imprese ed enti, che in varie
maniere hanno contribuito. Marco nomina più volte Antonio Teverini che,
spalleggiato dall’amico di sempre Floriano, ha pensato, ispirato e per la
propria importante parte realizzato l’impresa.
Accolgo la consegna della strada all’intera
collettività per il tramite del Comune, e mi impegno a tutelarne l’uso più
rispettoso e a valorizzarne il significato.
Del significato
mi parla Teverini: “Si questa è un’opera, ma anche un bene comune. Direi che
soprattutto è un inizio e un esempio. Contiene particolarità vere, sensazioni,
passioni, desideri, speranze personali e collettive. Qua sotto, al centro della
magnifica vista di cui possiamo godere, c’è San Piero, che si presenta con la
propria caratteristica forma ad aeroplano. Un aereo che oggi deve liberarsi
della zavorra della crisi e tornare a volare più in alto di tutti.”
La mulattiera è
certamente l’opera più visibile, attualmente, scaturita dal lavoro dei
volontari del Faro. Ma c’è altro. Un lavoro incessante di recupero storico e
culturale (culminato in mostre di fotografia e pittura come nei relativi cataloghi),
il dizionario del nostro dialetto che spero potrà essere presto pubblicato,
l’impulso continuo offerto al Comune a promuovere la riqualificazione
urbanistica del centro di San Piero.
Quest’ultimo
banco di prova ha trovato risposta e ha prodotto un impegno del municipio a
chiedere all’ente Regione di essere sorretto nell’iniziativa e il finanziamento
della relativa progettazione. Andata a bando, ha visto la presentazione di ben
sedici elaborati.
Tutto ciò per dire, e ne sono ben lieto, che
Il Faro intende tutt’altro che terminata la propria missione, e ha intenzione
di produrre nuovi importanti frutti a beneficio della collettività.
Le considerazioni finali che voglio fare
sono colme di gratitudine e orgoglio per quei miei cittadini che hanno promosso
e realizzato già così tanto associandosi in modo generoso e proficuo. Sono rare
le collettività che dispongono di eserciti del bene così numerosi e valorosi, e
per la mia certamente questa è una grande fortuna.
Il Faro di
Corzano non costituisce l’antidoto alla crisi che sta colpendo noi come tutto
il nostro Paese, e comunque costituisce una grande risposta anche alla crisi.
Ma è molto di più: passione, desiderio, speranza, esempio, come dice Teverini.
E anche concretezza, aggiungerei. Spero che, come amministrazione pubblica,
possiamo aiutare l’associazione a crescere ulteriormente, che possiamo
affiancarla adeguatamente come abbiamo cercato sinora di fare, che possiamo
replicare collaborazioni preziose. Lunga vita al Faro di Corzano!
* Sindaco di Bagno di Romagna