martedì 10 settembre 2013

Nuovi scenari urbani

di Claudia Mazzoli e Stefano Gradassi*

Era questo il tema della XXIII edizione del Seminario internazionale e Premio di Architettura e Cultura Urbana svoltosi lo scorso luglio all’Università di Camerino. Premio cui ha partecipato, nella sezione opere realizzate, anche l’Associazione Il Faro di Corzano con l’intervento di ripristino della Mulattiera di Corzano.


L’iniziativa di portare a conoscenza questa singolare esperienza al di fuori del Comune e della Regione è stata intrapresa dall’Associazione non solo come momento di diffusione ma anche come occasione, quale poi si è rivelata, d’incontro di nuovi amici della nostra comunità e di incuriositi futuri visitatori del nostro territorio.


L’idea di partecipare a questo Seminario ci è stata suggerita proprio da un nuovo amico, l’architetto Alessandro Camiz , ricercatore presso la Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza di Roma, uno dei tanti atenei che hanno stimolato il dibattito svoltosi nelle giornate camerti di fine luglio, analizzando Opere Progetti Utopie. Molti i progetti presentati ed i contributi al tema del riUSO dell’esistente e delle aree dismesse, dibattito assolutamente attuale che percorre ogni occasione di discussione sui temi del governo del territorio e che trova corrispondenza anche nell’attività legislativa delle amministrazioni nazionali e locali. Tema riscoperto e reso attuale dal grave momento di crisi che la società occidentale sta attraversando, generato, secondo un’opinione ormai condivisa, proprio dalla frenetica e occasionale attività di USO (o abUSO) del territorio stesso. Il seminario ha portato significativi contributi di progettisti, professori e critici del mondo della cultura architettonica italiana e non solo, secondo declinazioni diverse: dalla rigenerazione come opportunità di creare condensatori sociali, al rapporto tra riuso e nuove energie e nuove tecnologie (smart city), dal confronto con l’architettura storica a nuovi rapporti tra città e paesaggio, dalla strategia del bottom-up – la città ripensata, rigenerata dal basso – all’opportunità di immaginare usi temporanei per le aree dismesse in attesa di nuovi equilibri, di nuove utopie, contrapposte alle attuali distopie. Dall’architettura della permanenza, all’architettura leva e metti figurazione di una tensione culturale e sociale della temporaneità, dell’indefinito. Da subito abbiamo potuto riscontrare la partecipazione al seminario di una ricercatrice dell’Università di Firenze, nostra compaesana, Anna Lambertini, che ha accolto con grande affabilità la nostra piccola delegazione composta anche da Antonio Teverini (Tonino), Bruno Ruggeri, Bartolomeo Balzoni, Marco Baccini, Michele Cornieti. Il suo intervento dal titolo Paesaggi prossimi Spazi aperti per abitare la città, pur trattando esperienze di rilievo in grandi città europee, si è concentrato sul concetto di prossimità quale ingrediente da ricercare per valorizzare l’uso degli spazi urbani, intesi come intromissioni del paesaggio nella città. È stato uno dei primi interventi che abbiamo potuto ascoltare e ne abbiamo subito colto elementi di prossimità con le nostre esperienze, fors’anche per le comuni origini.




Alla presentazione dell’opera di ripristino della mulattiera, abbiamo poi avuto la piacevole sorpresa di “risvegliare dal torpore” alcuni dei convenuti, come poi ci hanno rappresentato con citazioni esplicite nei loro interventi. All’illustrazione professionale e competente svolta dall’Arch. Michele Cornieti si è affiancato il racconto dell’artigiano Tonino che ha spiegato con schiettezza la maniera del posare le pietre, il lavoro di gruppo intergenerazionale, il coinvolgimento di tutta una comunità. Nelle sue parole la passione di chi con spirito liberale decide di dedicare il proprio tempo e le proprie energie a servizio della collettività per costruire un bene non per se stesso ma appartenente e fruibile a tutti. La stessa passione di quanti, ciascuno con il proprio apporto, hanno messo nella realizzazione dell’opera, così come emersa nel racconto che lo stesso Tonino ha fatto di un particolare episodio. Un giorno, lavorando alla mulattiera, passarono due pellegrini tedeschi e gli chiesero il nome della ditta che svolgeva i lavori e lui, rispondendo che non c’era ditta, che erano tutti lavoratori volontari e che anzi per prestare opera dovevano pagare la quota associativa, si sentì commentare: questi Italiani sono proprio straordinari!!
È questa capacità di emozionare che ha contraddistinto e significato l’opera, espressione di una società che riconosce ad un bene un valore comune immutabile e per il quale instaura innovativi rapporti con la pubblica amministrazione perché elemento di coesione e di appartenenza sociale, espressione di un’ utopia collettiva che, se canalizzata in azioni concrete e buone pratiche, può essere realizzata, così come espresso in sintesi nella motivazione al premio speciale attribuitoci dalla giuria.



*dipendente e amministratore del Comune di Bagno di R.